AMORE: DISTRUZIONI PER L’USO
- Silvia Taviani
- 21 dic 2016
- Tempo di lettura: 6 min

Sono alla finestra ed una folata di vento fa volare in aria una quantità incredibile di foglie gialle, con delicatezza, come se fosse una pioggia di foglie secche che leggere occupano l’aria, lo spazio.
Mi viene una gran voglia di prendere il telefono e fare un video per farlo vedere a mia figlia quando tornerà da scuola, a mio marito quando tornerà da lavoro, per far vedere loro tutta questa bellezza.
Lo vorrei ma la mano non si muove, per fortuna. Voglio ascoltare la mano e decido che quello spettacolo me lo voglio vedere tutto, solo io. Guardo ammirata con il cuore pieno di piacere quella meraviglia. Poi finisce. Non ho nessun video, nessuna fotografia che mi possano far rivivere quel momento. È stato bellissimo, ma adesso è finito, non c’è più, ora piove.
Ma anziché sentire la mancanza, sento un gran piacere per quello che ho vissuto nonostante il “lutto”.
Sto parlando solo di ciò che ho visto fuori dalla finestra? No. Sto parlando anche delle relazioni, del bisogno che c’è nelle relazioni, nella vita sessuale di prendere, stare, provare piacere e lasciar andare, lasciarsi andare al dubbio, alla paura che finisca, al piacere che sto provando in questo preciso momento per viverlo pienamente.
Ma, lo dico con dolore, vedo tutto questo sempre meno, vedo giovani che anziché stare in contatto con ciò che sentono, concedendoselo per viverselo pienamente arrivando al piacere, sentono il peso di dover “onorare” una libertà che hanno conquistato i loro nonni, i loro genitori, una libertà che li schiaccia e li obbliga, che toglie i confini nei rapporti con l’altro sesso.
L’essere umano si avvicina e tesse relazioni con l’altro perché ne ha bisogno, ha bisogno di contatto, vicinanza, condivisione, di sentirsi parte di, di ridefinire i propri confini personali per creare anche confini di coppia, per avere uno spazio sicuro in cui scoprirsi, scoprire, sperimentare, giocare, piangere, divertirsi, costruire, provare piacere. Uno spazio che grazie alla sua definizione rende possibili l’incertezza, l’impotenza, la novità, il picco di piacere che se non ha un luogo dove stare fa tanta paura (perché le montagne russe sono tanto attraenti? Perché mentre arrivo sulla vetta e precipito sono seduto ed al sicuro).
Oggi mi pare che la libertà che i ragazzi hanno sia sempre più confusa con la mancanza di confini. Non si sa più se si sta o meno con una persona, la relazione è un tabù, una parola eliminata dal vocabolario, sostituita da -Si esce-, -Mi vedo con…-. Io ESCO con mia figlia per portarla a scuola, MI VEDO CON le amiche per fare colazione insieme, STO CON mio marito ancora prima che diventassimo marito e moglie.
Sento sempre più spesso racconti che mi fanno vedere grande facilità ad avvicinarsi, ma anche grande difficoltà a rimanere, grande facilità ad avere rapporti sessuali, ma grande difficoltà a provare piacere, grande precocità nelle relazioni, ma anche grande ritardo ad entrarci veramente in queste relazioni, grandi chiacchierate sui social, e povere chiacchierate e condivisioni di persona, grande spazio a se stessi e poco spazio dato all’altro.
A tal proposito mi viene in mente una canzone di F. De Andrè “Ballata dell’Amore Cieco o della Vanità”.
È una canzone con un testo duro, doloroso, realista.
Chi sono i due protagonisti della canzone? Una donna che chiede, rilancia di volta in volta e quello che le viene dato non le basta mai. Un uomo che dà senza misura e senza porsi limiti. Chi potrebbero essere, visti più da vicino i due protagonisti? Facciamo insieme qualche fantasia?
Un uomo onesto, un uomo probo, tralalalalla tralallaleru s'innamorò perdutamente d'una che non lo amava niente.
Lei non lo ama niente. Io mi son sempre domandata ascoltando questa canzone -E lei quanto si ama?-. forse niente. Solitamente (ovviamente non è la regola) una persona riesce a donare alle persone l’amore di cui dispone per sé e per gli altri.
Gli disse portami domani, tralalalalla tralallaleru gli disse portami domani il cuore di tua madre per i miei cani. Lui dalla madre andò e l'uccise, tralalalalla tralallaleru dal petto il cuore le strappò e dal suo amore ritornò.
Lui è un uomo onesto, immagino buono. E mi son sempre detta -Ma come fa a stare con una donna del genere? È pazzo! Non lo vede chi è lei e come lo sta distruggendo?-. no, molto probabilmente non lo vede perché ognuno indossa gli occhiali che ha a disposizione, lui indossa quelli dell’onestà e della bontà e molto probabilmente usa questo filtro nella percezione degli altri, rendendosi a volte cieco alla realtà.
Non era il cuore, non era il cuore, tralalalalla tralallaleru non le bastava quell'orrore, voleva un'altra prova del suo cieco amore.
Le parole che mi si staccano dallo sfondo in questa strofa sono: non le bastava, cieco amore.
Questa coppia è molto distruttiva. Non solo lei. Lei spinge le sue richieste sempre più avanti, fino a diventare orribili, cerca disperatamente un contatto con Lui, cerca dei confini, i propri confini, nel contatto con l’altro. Ma l’altro la ama di un amore cieco, incondizionato, senza limiti, quindi il confine che lei cerca non glielo può offrire. Inizia qui la distruzione: da un lato qualcuno che cerca sia confini che limiti, dall’altro qualcuno che non ne pone.
Gli disse amor se mi vuoi bene, tralalalalla tralallaleru gli disse amor se mi vuoi bene, tagliati dei polsi le quattro vene.
“Amor SE mi vuoi bene”. Se mi vuoi bene dimostramelo, se mi vuoi bene dammi, se mi vuoi bene… il bene non si dimostra con prove da superare e richieste. Il bene è rispetto verso se stessi e verso l’altro, non pretese. Il bene si vive dentro la relazione, non stando fuori a chiedere all’altro di annullarsi.
Le vene ai polsi lui si tagliò, tralalalalla tralallaleru e come il sangue ne sgorgò correndo come un pazzo da lei tornò.
Lui torna da lei per farle vedere come sia adeguato, come sa rispondere alle sue richieste. Se io non mi autorizzo, non mi do valore, chiedo autorizzazioni e riconoscimento di valore a chi mi sta di fronte.
Gli disse lei ridendo forte, tralalalalla tralallaleru gli disse lei ridendo forte, l'ultima tua prova sarà la morte.
Qui c’è uno scollamento emotivo. Viene proposta la tragedia ridendo. La Lei in questione probabilmente non sa stare in relazione, sta solo su di sé, sul piacere che prova quando agendo il suo potere chiede e le viene dato, se stesse in relazione probabilmente non perderebbe completamente il contatto con il suo dolore e con quello del suo Lui, con il contenuto delle richieste che fa. Lei isolata nel suo piacere derivato dal potere sull’altro, Lui isolato nel suo dolore non contattato ma agito.
E mentre il sangue lento usciva e ormai cambiava il suo colore, la vanità fredda gioiva, un uomo s'era ucciso per il suo amore.
Lui si è annullato completamente, si è ucciso emotivamente. Lei rimane sola nella sua vanità. Questo succede quando siamo rivolti verso l’altro senza mantenere contatto e attenzione verso se stessi, quando in primo piano si mette l’altro per poter agire su di lui il nostro potere, per soddisfare le altrui aspettative nell’illusorio desiderio che l’altro ci restituisca il valore che non siamo in grado di riconoscerci.
Fuori soffiava dolce il vento tralalalalla tralallaleru ma lei fu presa da sgomento quando lo vide morir contento. Morir contento e innamorato quando a lei niente era restato non il suo amore non il suo bene ma solo il sangue secco delle sue vene.
Fuori soffia il vento, si recupera un po’ di contatto con la realtà. La gioia diventa sgomento. Si è vero, l’immagine è molto poetica, lei che rimane con un pugno di mosche in mano dopo aver proposto potere e distruzione, lui che muore col sorriso sulle labbra e pieno del suo amore.
Ma la realtà è un po’ diversa, se mi annullo per l’altro, anche se sono felice e innamorato, quello che rimane è che non esisto più, che il mio spazio vitale l’ho ceduto a qualcun altro.
Alla fine chi sono la Lei ed il Lui della canzone di De Andrè? Lei una donna centrata solo sul piacere derivato dal potere senza saper contattare i propri bisogni più profondi, Lui un uomo alla ricerca del proprio valore attraverso la soddisfazione di richiese ed aspettative altrui.
Probabilmente figli della stessa madre.
Due persone che in qualche modo sono alla ricerca di se stesse, ma percorrono la loro strada su binari di distruzione anziché di costruzione.
Costruzione, si la coppia è questo. Quando distruggiamo o noi stessi o l’altro la coppia perde una variabile vitale.
Le cose belle richiedono tempo, coraggio ed energie spese. Noi richiediamo tempo, coraggio ed energie spese. La coppia per assolvere alla sua funzione richiede tempo, coraggio ed energie spese.
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