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E tu...di che gender sei?

  • Sedalia Palatresi
  • 14 apr 2016
  • Tempo di lettura: 3 min



Ci sono cose a mio avviso su cui bisogna evitare fraintendimenti, sulle quali non dovrebbero esserci dubbi, significati interpretabili. Sono quelle cose che riguardano direttamente la libertà e la dignità delle persone. Su queste cose non dovrebbero esserci manipolazioni di nessun tipo. LA LIBERTÀ E LA DIGNITÀ.

E allora provo a fare una riflessione che va al di là delle proposte di legge, delle verità scientifiche, delle cornici religiose.

Questi pensieri che ora vi dico nascono qualche mese fa, quando iniziai a sentir parlare di fantomatiche e incomprensibili "teorie gender" nelle scuole. Nacquero in quel periodo addirittura comitati per difendersi dalla pericolosa introduzione nelle scuole italiane di percorsi formativi sul gender. Ma mi preme fare chiarezza, o almeno provare.

La teoria gender non esiste. Nessuno ne parla in ambito accademico. Purtroppo è un'espressione usata per creare consenso intorno a posizioni sessiste e omofobe. La teoria gender e', in soldoni, un'invenzione polemica attraverso la quale si farebbe "indottrinamento" pro omosessuali e pro scomparsa delle differenze di genere. Secondo gli ideatori di questa teoria nasciamo maschi o femmine. Punto. Nessuna influenza culturale, nessun substrato sociale vanno a determinare la nostra identità sessuale. Tutto questo nasce in realtà da una distorsione degli studi di genere che costituiscono un'indagine multidisciplinare che studia appunto il genere, cioè il modo in cui luogo e epoca influenzano le differenze tra maschile e femminile. Questi studi partono dall'ovvio presupposto che non basta il sesso di nascita a determinare chi siamo. La nostra identità sessuale è infatti composta da più elementi che si intrecciano tra loro. Vediamo quali sono questi elementi.

Il sesso è determinato dal DNA, o siamo maschi o siamo femmine.

Il genere è una costruzione socioculturale, e' un insieme di fattori culturali che, in base a dove siamo e in quale epoca, determinano come ci si aspetta che ci si comporti in base al nostro sesso di nascita. Il genere dunque si acquisisce, e' socialmente costruito.

L'identità è il sentirsi uomo o donna. Non sempre questo sentire corrisponde al sesso biologico.

L'orientamento sessuale infine e' l'attrazione affettiva e sessuale che proviamo verso gli altri.

Nelle scuole italiane non si è mai fatta una vera e propria educazione affettiva e sessuale ed è anche per questo che nasce tanta confusione e sono possibili tante manipolazioni.

Al contrario, la scuola dovrebbe avere un ruolo fondamentale nello scalfire gli stereotipi. Educare al genere significa studiare il modo con cui nelle varie società si costruisce il ruolo della donna e quello dell'uomo, andando oltre i luoghi comuni arretrati che purtroppo, spesso, fanno anche grandi danni.

Questo significa trasmettere ai bambini il valore delle pari opportunità, significa alimentare il rispetto, combattere il pregiudizio. A ruota, significa prevenire e combattere la violenza di genere, odiosa e sempre in aumento, e il razzismo omofobico.

Bisogna insegnare ai bambini che non esistono categorie di persone che meritano meno rispetto di altre e che le differenze sono naturali, arricchenti, sane.

Faccio un'ulteriore, e conclusiva, considerazione personale.

Credo che mia figlia sia fortunata perché ha zii che crescono figli biologicamente non loro con lo stesso amore di genitori biologici, bisnonni che in secondo letto si concedono lo spazio per un nuovo amore, coppie di amici omosessuali che convivono e che la accolgono a casa loro con affetto e allegria.

Non siamo una famiglia diversa dalle altre, solo che non abbiamo alzato muri e viviamo la realtà cosi com'è (e non come idealmente per qualcuno dovrebbe essere) perché secondo noi la realtà, quella vera e quotidiana, e' fatta anche di amori che nascono e che non è giusto controllare o tacere, di regole infrante, di piccole grandi opportunità un po' fuori dal sentiero più battuto.



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