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Tra allattamento e svezzamento: la vita è imparare a separarsi

  • Immagine del redattore: figlie serendippo
    figlie serendippo
  • 18 mar 2016
  • Tempo di lettura: 5 min



La notte non ho dormito, sarà stata l'adrenalina in circolo, sarà stato il turbine di emozioni quali paure e angosce e quel “leggero” ma presente senso di inadeguatezza che mi ha preso... niente sarà più come prima. Sarò all’altezza, ma come si fa? E quel piccolo gomitolo di carne urlante, sporco del mio sangue, tenero della mia vita. E allattare? Lo avrò il latte? Mi hanno detto che il latte lo abbiamo tutte, ed io ci credo. Le ostetriche gentili e presenti saranno fra poco qui con mia figlia. Si comincia. Vorrei piangere o ridere. Non sarò più sola.

A distanza di anni ricordo ancora quel primo incontro tra mia figlia e i miei seni, che a vederli per come erano piccoli nessuna avrebbe mai creduto potessero nutrire per cosi tanti mesi un essere vivente, crescerlo e proteggerlo.

Ricordo il dolore e la frustrazione, dopo i primissimi tentativi in cui non riuscivamo ad entrare in contatto, “non si attaccava” per dirla in maniera un po' bruttina.

Ma mi sono fidata, di me, dei miei piccolissimi seni e di mia figlia. E anche delle donne che ho avuto accanto, che mi rassicuravano e soprattutto rispettavano la mia volontà.

Che poi alla fine, il fallimento è sempre parte della condizione umana. E’ il rapporto che abbiamo con esso che ci fa sentire buoni o cattivi genitori. La mamma perfetta non esiste, faremo sempre errori su errori.

Si, ogni madre fa del suo meglio nell'affrontare il difficile compito di prendersi cura del proprio bambino... ogni mamma fa quello che le è possibile.

Credo che l'unica cosa che mi ha saldamente spinto ad allattare, nonostante lo sconforto dei primi giorni dove è tutto da imparare, per la mamma e anche per il bambino, sia stata il sentire dentro me la possibilità di farlo: io potevo allattare, magari avevo dubbi e insicurezze su un miliardo di altre cose, ma dovevo solo trovare la modalità più giusta per me e mia figlia, co-costruendo insieme a lei la nostra relazione.

Leggere, informarsi, cercare di capire è sicuramente una risorsa importante. Apre alla possibilità di scoprire nuovi parti di sé, di sperimentarsi, di tracciare nuove vie da percorrere.

C'è chi la chiama “genitorialità consapevole” e può rappresentare un momento di crescita molto importante se consente di trovare un luogo di cura di sé, prima che di cura dell'altro.

A mio avviso il rischio che corriamo in tutto questo raccogliere informazioni, è appunto di pensare di poter diventare dei genitori perfetti, sentiero assai frustrante in ambito di genitorialità.

Come spesso mi ricorda la mia psicoterapeuta e formatrice, i bambini sono dei bravissimi terapeuti e se ti presenti a loro mascherando le difficoltà, non tarderanno a fartelo notare!

So di essere polemica a dire questo, ma a volte ho l'impressione che la mamma perfetta sia un' indagine di mercato, un prodotto da vendere, un libro da farti leggere, una moda da seguire. La mamma perfetta fa parte di un mondo patinato da mulino bianco e mentre cerchi di aderire ad un modello incontri facce e ascolti voci che ti respingono indietro, ti fanno sentire sempre meno aderente a quella perfezione a cui la moda corrente cerca di farti aderire.

Io sono una madre imperfetta che imperfettamente ma costantemente cerca di crescere i suoi figli al meglio delle proprie possibilità. Ma le mie possibilità includono aimè anche momenti in cui faccio bischerate, in cui mi partono quei cinque minuti che non vorresti avere mai vissuto. Se c'è un modello a cui aderire è il modello che ci fa star bene con noi stessi, che ci fa entrare in relazione con nostro figlio senza conflitti e rancori, e quindi, in parole povere, ci fa essere emotivamente presenti ed accoglienti. In questo modo la relazione potrà diventare luogo di nutrimento emotivo reale, di riconoscimento reciproco e non luogo dove misurare le nostre abilità.

L'allattamento al seno è forse la prima occasione che nostro figlio ci offre per provare a mostrarci a lui senza rigidità e sovrastrutture. Diventa uno degli spazi privilegiati dove madre e figlio si scoprono, si conoscono, si incontrano. Il contatto fisico, il calore delle braccia della mamma, il battito del suo cuore creano una base sicura e intima che garantisce al bambino la crescita fisica, psicologica ed emotiva.

Nella sicurezza delle braccia della mamma, nella sicurezza di quel seno buono offerto quando ha sete, quando ha fame, quando vuole essere rassicurato o consolato, ogni bambino può imparare a riconoscere i propri bisogni e ad orientare la propria intenzionalità per soddisfarli.

L'allattamento al seno come un gesto naturale e spontaneo e che nei primi mesi richiede alla madre una disponibilità totale, dove è laltro a dettare i tempi e i modi del contatto. Questa totale disponibilità è resa possibile semplicemente dal fatto che anche la madre si nutre in questa relazione ed entrambi, madre e figlio, sperimentano la possibilità di un contatto pieno e autentico.


Ma veniamo al motivo di questa mia lunga disquisizione. Arriva un momento per tutte in cui quel legame con tanta fatica creato, unico ed esclusivo, si spezza. E quel momento è lo svezzamento! Anche qui troverete teorie nuove e vecchie, persone pronte a darvi il consiglio definitivo ed assoluto; ma voglio rassicurarvi: non c’è! Davvero, avete sentito bene, non esiste la verità neppure qui. Esistete voi e vostro figlio.


Dopo un'iniziale fase simbiotica dove il bambino “riceve” il mondo attraverso la madre, si apre la possibilità di entrare nella successiva tappa evolutiva: la capacità di prendere, destrutturare e assimilare la realtà.

Simbolicamente la comparsa dei denti e il mordere il seno, rappresentano a pieno la nascita di queste nuove potenzialità del bambino, il suo “esserci-con” il corpo della madre.

Il corpo si apre a maggiori possibilità, fisicamente e psicologicamente.

Oltre ad andare incontro a cambiamenti nei fabbisogni nutritivi del bambino, l'introduzione di un'alimentazione complementare al latte materno, significa riconoscere e dare fiducia a queste nuove competenze, e consentire al bambino di iniziare a separarsi da noi.

Se negli ultimi anni a livello culturale sono cambiate e si sono ampliate le possibilità di svezzamento, ciò che non cambia è il significato sottostante a questo importante passaggio evolutivo del bambino. E come per ogni cosa ogni madre vi si avvicinerà cercando di fare del suo meglio. Ciò non significa che non farà errori, che sarà una madre perfetta del suo bambino perfetto. Ma che proverà ad assolvere all'ancor più difficile compito di lasciar crescere il figlio, cercando il più possibile di rispondere ai suoi bisogni e di fornirgli una risposta che sarà la più adeguata possibile per lei in quel momento.

Se tutto avverrà nell'ascolto e nel rispetto dei nuovi bisogni della relazione madre-bambino, anche questo momento consoliderà un'esperienza di riconoscimento che consentirà ad entrambi di entrare fiduciosi in una nuova fase della relazione.

Il seno assumerà una valenza diversa ed altrettanto importante di rassicurazione e protezione fino a quando non verrà salutato definitivamente: vostro figlio sarà pronto ad andare nel mondo da solo, portando dentro di sé la vostra rassicurante presenza.



Bene amiche, spero di esservi stata utile, ed utile lo è stato per me. Condividere porta crescita reciproca, e stare in relazione crea persone sane.

Per qualunque cosa scriveteci!

Ciao da Samuela.

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